Né schiavizzati né indebitati – Giovedì 23 assemblea generale

NE’ SCHIAVIZZATI NE’ INDEBITATI

La riforma del lavoro che il governo sta per presentare impone alle precarie e ai precari un tragico scambio: contratti a tempo lungo, come quello di apprendistato che diventerebbe quello prevalente per i giovani fino ai 29 anni, o intedeterminato, in cambio della rinuncia a molte delle tutele e garanzie conquistate negli scorsi decenni, dall’indennità di malattia al licenziamento senza giusta causa. Una falsa soluzione per i più giovani, mentre sopra i ventinove anni non potrebbero che aggravarsi i processi di espulsione dal mercato del lavoro già in atto.

E’ uno scenario dickensiano che pone una sfida urgente e decisiva ai movimenti che nella crisi lottano perché a pagarne i costi sempre più alti sia chi l’ha causata, non chi la subisce.

Non abbiamo nostalgia dell’epoca del posto fisso di massa. Crediamo che la via d’uscita alla precarietà non possa che essere cercata sul terreno del welfare, del reddito sociale, dell’universalità del diritto a una vita diginitosa e di quello ad autodeterminare le proprie scelte senza ricatti.

E non c’è peggiore ricatto dell’indebitamento che migliaia di persone contrraggono per poter comprare la casa o l’auto, per pagare gli studi, corsi di formazione e master o anche semplicemente fare la spesa e avere la possibilità di accedere ai vari beni di consumo. Pensiamo alla costruzione di uno sportello insolvente per attivare percorsi concreti di liberazione dalla morsa del debito

Di tutto questo vogliamo parlare nella prossima assemblea generale delle e degli insolventi,

Giovedì 23 febbraio ore 20
 a Bartleby in via San Petronio Vecchio 30/c

Santa Insolvenza

Report del laboratorio sul lavoro

Come laboratorio sul lavoro – nato all’interno del movimento degli “insolventi” bolognesi sulla proposta di costruire una Camera del Lavoro autogestita – abbiamo ragionato sulle possibilità di creare un luogo autogestito in cui affrontare le esperienze della condizione di vita e lavoro, precarietà o disoccupazione di chi affronta questo periodo. La priorità ci sembra quella di interconnettere diverse esperienze di lavoro, vita precaria e lotta.  Per creare delle reti di solidarietà attiva. Con questo intendiamo un processo di riconoscimento reciproco e collettivo che possa sviluppare pratiche di lotta concrete e condivise.

Con la consapevolezza che non partiamo da zero ma da una serie di esperienze già esistenti, ci proponiamo un approccio basato sull’orizzontalità del confronto e l’arricchimento reciproco, per costruire uno spazio in cui non ci siano utenti e fornitori ma soggettività in grado di autodeterminare i propri percorsi di lavoro ed esistenza, e allo stesso tempo essere in grado di supportarsi reciprocamente e di costruire nuove pratiche conflittuali.

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