#lottomarzo Il welfare non è un gioco

Oggi gli student*, i lavorator* e i precar* di Santa Insolvenza si sono dati appuntamento davanti al centro per l’impiego di Via Todaro per un momento di comunicazione con la città e con tutti coloro che, per ore in coda davanti al centro, sperano di trovare un posto di lavoro. Abbiamo raccontato e ci siamo fatti raccontare quanto sia difficile oggi trovare un lavoro e, soprattutto, che gli unici posti che si trovano impongono un ricatto: un ricatto che si gioca tutto sulle nostre vite e sulla nostra pelle. Siamo infatti costretti ad accettare qualsiasi contratto, a qualsiasi condizione e siamo quindi costretti a rinunciare a tutte le tutele e le garanzie che un lavoro dovrebbe offrire.

Per questo abbiamo distribuito volantini su quali vi erano le rivendicazioni di Santa Insolvenza: il diritto ad una casa per tutt*, il diritto ad un reddito di base e incondizionato, il diritto alla mobilità e il diritto ai desideri.

Video: unodue

Il volantino che abbiamo distribuito:

Lasciate che mi presenti. Sono Santa Insolvenza, protettrice delle precarie e dei precari.

Forse ci siamo già conosciuti a ottobre, davanti a Banca d’Italia e dentro gli uffici Unep, da dove partono i pignoramenti. Oppure in corteo a Roma, o a novembre dentro il Cinema Arcobaleno, che per cinque formidabili giorni è stato il mio Community Center. O forse a dicembre abbiamo fatto la spesa assieme, quando la coop non ha voluto farci lo sconto.

Se ci siamo conosciuti mi hai sentito sicuramente parlare del debito, pubblico e privato, e del sacrosanto diritto di sottrarsi al ricatto e rifiutarsi di pagarlo.

Ma c’è un altro ricatto che mi fa andare su tutte le furie: quello che ci impedisce di scegliere. Di scegliere che lavoro fare e per quanto tempo farlo, di scegliere di studiare senza lavorare o di lavorare senza studiare. Di scegliere chi amare e con chi andare a letto, se fare dei figli o no, se avere una famiglia, due, cento o nessuna. Di scegliere la nostra strada nella vita. Insomma, di scegliere.

Prima si sono inventati il lavoro interinale, i co.co.co. e co.co.pro., il finto lavoro autonomo, i contratti a chiamata, a ritenuta d’acconto, a somministrazione.

Ci hanno abituato a credere che l’unico modo di campare fosse accettare qualsiasi lavoro, qualsiasi contratto, qualsiasi retribuzione, rinunciare a tutte le tutele, pur di sopravvivere. Ci hanno abituato a credere che il lavoro fosse un valore assoluto per il quale sacrificare il nostro tempo, i nostri affetti e, a volte, anche la vita. Per le persone migranti avere un lavoro qualsiasi, anche il più disumano, è addirittura condizione per avere il diritto di esistere. Per loro non lavorare vuol dire perdere ogni diritto, finire reclusi per mesi o anni nei Cie, essere deportati.

Ora sono arrivati i tecnici, quelli che sanno-come-si-fa, e si sono accorti che chi non ha reddito né certezze non compra e non consuma, girano pochi soldi e i ricchi guadagnano di meno. Toh! Bisogna fare qualcosa, dicono i tecnici. Una bella riforma del mercato del lavoro.

Hanno tanti bei progetti ma ce li dicono un po’ per volta: i tecnici sanno che prima o poi ci incazziamo. Meglio mettere tutto sotto il tappeto, evitare che si crei un vero dibattito politico e presentare il loro “pacchetto” ad accordi fatti.

Però qualcosa si è capito lo stesso. Vogliono imporci uno scambio: contratti a tempo lungo, come quello di apprendistato per chi ha meno di 29 anni, in cambio della rinuncia a quisquiglie come una bella fetta di stipendio, l’indennità di malattia o la tutela dal licenziamento senza giusta causa (art. 18).

E chi ha più di 29 anni?! Già ora fatica a trovare anche ai lavori semischiavistici che occupano molti ventenni: con l’apprendistato “prevalente” si troverebbe ancor più tagliata fuori dal mercato del lavoro.

I Tecnici vogliono anche farci credere che se si tolgono dei diritti ai lavoratori “garantiti”, i precari ci guadagneranno. Ma quando mai! Qualsiasi arretramento sul piano delle tutele sul lavoro è una fregatura per tutti/e.

Un’altra cosa di cui si vocifera è il sussidio di integrazione al reddito per tutti i disoccupati, anche precari. Anche qui c’è una trappola. Pare che il sussidio sarà erogato da un’agenzia privata che contemporaneamente sarà incaricata di cercarti un lavoro: se non accetti il posto che ti propongono, ti tolgono il sussidio. E siccome pare che a finanziarlo sarà lo Stato ma in parte anche l’agenzia di tasca sua, potete immaginarvi quanto interesse avrà l’agenzia a farvi fare il prima possibile il primo lavoro di merda che capita.

In Francia nel 2006 il governo socialista propose una riforma simile, che si chiamava contratto di primo impiego (CPE). Occupazioni, cortei e scioperi bloccarono il paese per settimane, finché il governo non fu costretto a ritirare la proposta. Quel movimento ci mostra che ribaltare queste riforme con una sollevazione dal basso è possibile!

Insomma, io non voglio fare la Santa degli insolventi per tutta la vita. Il mio sogno è fare la dj o la giornalista, ma anche suonare il basso o riparare le biclette mi piacerebbe. Non sogno il posto fisso. Sogno di poter scegliere, e di non essere più sotto ricatto.

La via d’uscita dalla precarietà non è trasfigurare in un sogno la forma lavoro che ha incatenato la generazione precedente, e che tutt’ora incatena molti/e, che anno dopo anno sospirano la pensione. L’unica strada è riconquistare in prima persona la facoltà di autodeterminare le nostre scelte, riprenderci l’accesso universale ai servizi fondamentali, ai beni comuni, e reclamare un reddito di base slegato dal lavoro: settecento euro al mese per tutti/e, cioè quanto basta per superare la soglia di povertà calcolata dall’Istat.

Ciò non significa che nessuno lavorerebbe più, ma soltanto che ci sarebbero meno persone disposte ad accettare lavori faticosi, alienanti e malpagati. Allora l’alternativa per le imprese sarebbe o pagarli meglio, o trovare soluzioni tecniche alternative. Non è un’utopia, ma qualcosa che esiste già in molti paesi europei.

Sempre quelli che sanno-come-si-fa dicono che non ci sono i soldi: mentono sapendo di mentire, e intanto comprano novanta caccia F35 e insistono sulla TAV.

Tocca a noi fargli rimangiare le loro menzogne, a partire da oggi.

Santa Insolvenza

Fotogallery da Flickr:

Ecco le rivendicazioni del “Centro per il reddito”

DESIDERI

Vivere da soli, vivere in coppia, vivere in gruppo. Vivere da donna, vivere da uomo, vivere da altro. Avere reddito e permesso di soggiorno per la tua compagna o il tuo compagno. Fare figli, non fare figli, avere una storia, molte storie o nessuna. Tempo per fare sesso, tempo per vivere, tempo da dedicare alle persone a cui tieni. Andare a letto con chi vuoi senza paura di discriminazioni. Smettere di essere sempre “carina e disponibile” sul luogo di lavoro.

La lotta per l’autodeterminazione delle scelte affettive e sessuali è anche lotta per il reddito e per i diritti sul lavoro: Santa Insolvenza è frocia e femminista!

CASA

Affitti alle stelle, sfratti, case sfitte, speculazione edilizia. Giovani costretti a restare con i genitori, coppie costrette a restare insieme perchè non si possono permettere una casa per conto proprio, e sempre più persone completamente senza tetto. L’unica strada verso il diritto alla casa per tutti/e è la requisizione delle case sfitte, l’autorecupero degli edifici e il rifiuto della speculazione immobiliare. La casa è un diritto! Occupare anche!

TRASPORTI

1.50 euro per il biglietto dell’autobus è una speculazione sul nostro bisogno di muoverci. Le multe sono un’ulteriore speculazione sulla nostra difficoltà a sostenere un costo così alto. La politica di Trenitalia di aumentare i treni di lusso e cancellare o creare disagi ai treni regionali è speculazione sulla necessità di muoversi dei pendolari e dei fuori sede. Reclamiamo trasporti pubblici sostenibili per l’ambiente e per le comunità interessate, progettati su bisogni reali e non soggetti al ricatto degli speculatori. No TAV, No People mover, e diritto alla mobilità per tutti/e!

BENI COMUNI

La vittoria al referendum di giugno ha mostrato come tutte e tutti riteniamo che l’acqua, come altri beni comuni fondamentali, non può essere fonte di profitto e speculazione per nessuno! Il Comitato Acqua Bene Comune, a Bologna, ha avviato una campagna per l’autoriduzione dalle bollette dell’acqua. Info: http://acquabenecomunebologna.wordpress.com/ Aderisci!

REDDITO

Il reddito di base incondizionato è una misura di welfare (sicurezza sociale) che parzialmente esiste in tutti i paesi dell’Unione europea eccetto Italia e Grecia: un sostegno economico alle persone con un lavoro intermittente o disoccupate. Oggi ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o il sussidio di disoccupazione sono riservati a chi ha perso un lavoro a tempo indeterminato e determinato, il Rbi invece dovrebbe essere dato a tutte le persone che hanno un reddito inferiore ai 720 euro/mese. Dicono sempre che non ci sono i soldi, non è vero: basterebbe ridurre le spese militari, o tassare seriamente i grandi patrimoni o le transazioni finanziarie (cd. tobin tax). Ci serve un reddito non per vivere da parassiti ma per poter scegliere e non subire il lavoro!

INSOLVENZA

Quando la speculazione delle banche fanno lievitare gli interessi, rifiutarsi di pagare è un diritto. Questo vale sia per il debito pubblico degli stati che per il debito dei privati cittadini. Molti economisti sostengono che gli stati potrebbero legalmente rifiutarsi di pagare una parte del debito invece di imporre ai cittadini/e sacrifici insostenibili. (volevo metterci un riferimento a genova 2001 cancell il debitooo ecc ecc ma lasciamo stare) Per quanto riguarda i debiti dei singoli, Santa Insolvenza si sta organizzando per aprire uno sportello di assistenza legale per le persone indebitate. Continua a seguirci!