Giov22 assemblea pubblica: Meglio andarci (al) Piano. Appunti in vista del via ufficiale ai lavori del Piano strategico metropolitano

La nostra “visione del futuro” è un’altra, diamogli voce

Il 29 marzo all’Arena del sole si svolgerà il primo Forum del Piano Strategico Metropolitano, il percorso promosso da Comune, Provincia di Bologna e Regione Emilia-Romagna per costruire “una visione del futuro del nostro territorio- recita la presentazione ufficiale- e mirato al suo posizionamento sulla scena regionale, nazionale e internazionale”. Oltre ai promotori, finora hanno aderito al progetto Unindustria, Legacoop, l’Università di Bologna, la Camera di Commercio, l’Ascom, la Cna, Confcooperative e alcuni comuni della provincia. Si attende l’arrivo di altre associazioni di categoria, come l’Ance dei costruttori edili, nonchè di Cgil, Cisl e Uil. Tutti insieme allegramente, istituzioni pubbliche e soggetti privati, poteri forti e fortissimi, per pianificare i prossimi anni in tema di lavoro, ambiente, urbanistica, welfare, mobilità, cultura, conoscenza… A metterci il faccione sarà anche questa volta Romano Prodi, ormai immancabile “padre nobile” di qualsiasi iniziativa per la quale sotto le Due torri ci sia la necessità di non far litigare troppo le mille anime del Pd o i diversi comitati d’affari.

I lavori per la realizzazione di questo Piano strategico sono cominciati almeno un anno fa, con tanto di denari spesi per la struttura organizzativa. Anzi, a dire il vero tutto era stato già lanciato quando sulla poltrona di sindaco siedeva Flavio Delbono, voluto guarda caso dallo stesso Prodi, ma poi il progetto fu rimesso sotto al tappeto a causa dei suoi guai giudiziari e successive dimissioni. Il concetto di “futuro” non è che ebbe poi molta strada davanti a sè. Questa volta invece c’è l’inchiesta sul presidente della Regione, Vasco Errani, a minacciare di nuovo l’operazione: ma questa è un’altra storia, il lavoro dei magistrati ci appassiona poco.

Eppure, nonostante il Piano strategico aleggi sulla città da tempo, finora se n’è parlato poco. Si attende la giornata del 29 per cominciare a battere la grancassa ed invadere la città con fiumi di retorica, assicurando nel frattempo che al percorso possono partecipare tutti ma proprio tutti, attraverso associazioni o comitati, iscrivendosi ai “tavoli progettuali” e seguendone le regole (decise da chi?). Bene. Ma c’è qualcuno che crede davvero che precari, disoccupati, migranti o studenti potranno influenzare i succosi disegni di politicanti e potentati economici? Noi crediamo di no. Siamo convinti, invece, che in questo gioco a noi sia riservato un altro ruolo: quello di coprire e avallare con una finta partecipazione, in cui non sarà consentito il dissenso, le scelte che verranno prese dai potentati attraverso il Piano, quello di subire tali scelte e trasformare gli scintillanti progetti in profitti destinati ai soliti pochi.

Del resto “loro”, quelli del Piano strategico, sono gli stessi che appalto dopo appalto spingono sempre più forte sull’acceleratore della precarietà, che stanno smantellando il welfare cittadino, che sgomberano le idee dai cinema abbandonati solo per restituirli all’abbandono, che continuano a cementificare gli ultimi spazi verdi e vitali della nostra città, che sognano grandi opere inutili (dal defunto Civis al People mover) e difendono la Tav, che se ne fregano di quanto stabilito con il referendum sull’acqua e che, nel loro piccolo, prima hanno contribuito a creare la crisi e oggi sostengono la cura “tagli&sacrifici” del per niente tecnico governo Monti.

La nostra “visione del futuro” è diversa. Divergente. Opposta. Il nostro futuro parla di sciopero precario e reddito di base incondizionato, di rifiuto del debito, di una casa per tutt*, di beni comuni, di condivisione dei saperi, di libertà di movimento, di desideri senza confini. Eh già, ce l’abbiamo anche noi un piano. Con lettera minuscola, ma grandi obiettivi. Vogliamo dargli voce, vogliamo che partiti e affaristi sentano bene e prendano appunti.

Per discuterne insieme proponiamo una

ASSEMBLEA CITTADINA

GIOVEDI’ 22 MARZO 2012 ORE 20
ENTRATA SALABORSA

La pausa pranzo di SantaInsolvenza! Flash mob al Ministero del Lavoro

“Se vi diamo il reddito voi non fate nulla per il paese, vi sedete e mangiate pasta e pomodoro”, diceva una settimana fa a Roma la ministra Fornero alle precarie di #occupywelfare che ricevette dopo un blitz alla sede del dicastero. Così le precarie e i precari devot* a Santa Insolvenza si sono ritrovati oggi durante la propria pausa pranzo in viale Masini, davanti agli uffici del Ministero del Lavoro, distribuendo gratuitamente proprio quella “pasta e pomodoro” che così poco piace alla ministra. Un flash mob contro la riforma del mercato del lavoro e per il reddito di base incondizionato

http://www.youtube.com/watch?v=Fvge63OFuTs

Di seguito il testo distribuito durante il flash mob

#LottoMarzo atto II:
C’è il sole, c’è la pasta, c’è il pomodoro… manca solo il reddito!

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#lottomarzo Il welfare non è un gioco

Oggi gli student*, i lavorator* e i precar* di Santa Insolvenza si sono dati appuntamento davanti al centro per l’impiego di Via Todaro per un momento di comunicazione con la città e con tutti coloro che, per ore in coda davanti al centro, sperano di trovare un posto di lavoro. Abbiamo raccontato e ci siamo fatti raccontare quanto sia difficile oggi trovare un lavoro e, soprattutto, che gli unici posti che si trovano impongono un ricatto: un ricatto che si gioca tutto sulle nostre vite e sulla nostra pelle. Siamo infatti costretti ad accettare qualsiasi contratto, a qualsiasi condizione e siamo quindi costretti a rinunciare a tutte le tutele e le garanzie che un lavoro dovrebbe offrire.

Per questo abbiamo distribuito volantini su quali vi erano le rivendicazioni di Santa Insolvenza: il diritto ad una casa per tutt*, il diritto ad un reddito di base e incondizionato, il diritto alla mobilità e il diritto ai desideri.

Video: unodue

Il volantino che abbiamo distribuito:

Lasciate che mi presenti. Sono Santa Insolvenza, protettrice delle precarie e dei precari.

Forse ci siamo già conosciuti a ottobre, davanti a Banca d’Italia e dentro gli uffici Unep, da dove partono i pignoramenti. Oppure in corteo a Roma, o a novembre dentro il Cinema Arcobaleno, che per cinque formidabili giorni è stato il mio Community Center. O forse a dicembre abbiamo fatto la spesa assieme, quando la coop non ha voluto farci lo sconto.

Se ci siamo conosciuti mi hai sentito sicuramente parlare del debito, pubblico e privato, e del sacrosanto diritto di sottrarsi al ricatto e rifiutarsi di pagarlo.

Ma c’è un altro ricatto che mi fa andare su tutte le furie: quello che ci impedisce di scegliere. Di scegliere che lavoro fare e per quanto tempo farlo, di scegliere di studiare senza lavorare o di lavorare senza studiare. Di scegliere chi amare e con chi andare a letto, se fare dei figli o no, se avere una famiglia, due, cento o nessuna. Di scegliere la nostra strada nella vita. Insomma, di scegliere.

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Solidarietà all’occupazione di via San Donato 143/2

Nella mattina di sabato 3 Marzo l’ Associazione Inquilini e Assegnatari – USB insieme con precari, lavoratori, disoccupati e studenti sotto sfratto o già sfrattati per morosità, hanno occupato uno stabile in via San Donato 143/2. La struttura, di proprietà privata, è sfitta da diversi anni e giace in condizioni di forte degrado.
In una situazione di grave emergenza abitativa e di episodi di sfratto in costante aumento sul territorio bolognese, Santa Insolvenza non può altro che “benedire” questo concreto esempio di riappropriazione e auto-organizzazione del patrimonio immobiliare. Esprimiamo dunque la nostra totale solidarietà agli occupanti e alla loro opera di restituzione al tessuto sociale di spazi destinati alla speculazione o alla rovina, contrapponendo l’ efficacia reale di questa lotta alla miopia affaristica di chi amministra questa città e pensa di risolvere la questione abitativa con la produzione di nuovo cemento, senza intaccare il potere speculativo delle rendite private.
In perfetta coerenza con questo modo di pensare la giunta comunale ha già relegato l’ occupazione a mero problema di ordine pubblico passando il testimone alla Questura. Questo vuol dire molto semplicemente una seria ipotesi di sgombero, alla quale gli Inquilini Resistenti rispondono convocando un Assemblea Cittadina per stasera alle 21.00, allo stabile occupato di via San Donato 143/2, nella quale pensare a forme di resistenza e al tempo stesso rilanciare l’ idea di riutilizzo ed autorecupero del patrimonio sfitto.
L’ idea di creazione/difesa del Bene Comune non nasce dagli slogan da campagna elettorale ma dall’ impegno e dall’ autorganizzazione di precari, studenti, disoccupati, insomma dei perenni indebitati delle nostre città. ” Perchè abbiamo diritto a casa…”

SANTA INSOLVENZA

Né schiavizzati né indebitati – Giovedì 23 assemblea generale

NE’ SCHIAVIZZATI NE’ INDEBITATI

La riforma del lavoro che il governo sta per presentare impone alle precarie e ai precari un tragico scambio: contratti a tempo lungo, come quello di apprendistato che diventerebbe quello prevalente per i giovani fino ai 29 anni, o intedeterminato, in cambio della rinuncia a molte delle tutele e garanzie conquistate negli scorsi decenni, dall’indennità di malattia al licenziamento senza giusta causa. Una falsa soluzione per i più giovani, mentre sopra i ventinove anni non potrebbero che aggravarsi i processi di espulsione dal mercato del lavoro già in atto.

E’ uno scenario dickensiano che pone una sfida urgente e decisiva ai movimenti che nella crisi lottano perché a pagarne i costi sempre più alti sia chi l’ha causata, non chi la subisce.

Non abbiamo nostalgia dell’epoca del posto fisso di massa. Crediamo che la via d’uscita alla precarietà non possa che essere cercata sul terreno del welfare, del reddito sociale, dell’universalità del diritto a una vita diginitosa e di quello ad autodeterminare le proprie scelte senza ricatti.

E non c’è peggiore ricatto dell’indebitamento che migliaia di persone contrraggono per poter comprare la casa o l’auto, per pagare gli studi, corsi di formazione e master o anche semplicemente fare la spesa e avere la possibilità di accedere ai vari beni di consumo. Pensiamo alla costruzione di uno sportello insolvente per attivare percorsi concreti di liberazione dalla morsa del debito

Di tutto questo vogliamo parlare nella prossima assemblea generale delle e degli insolventi,

Giovedì 23 febbraio ore 20
 a Bartleby in via San Petronio Vecchio 30/c

Santa Insolvenza

Diritto all’insolvenza: dallo slogan alla pratica

Entrare in un supermercato, mettere nel carrello ciò di cui si ha bisogno e poi “contrattare” sul prezzo. E’ questa la semplice idea dei precari e delle precarie, degli studenti e delle studentesse, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei disoccupati e delle disoccupate e dei pensionati e delle pensionate che partecipano alle assemblee di Santa Insolvenza, e che domenica nell’ipercoop del centro Meraville hanno chiesto che venisse applicato uno sconto del 23% a tutti i clienti del supermercato, come protesta contro la crisi e contro le politiche dei governi e della Banca Centrale che ne stanno scaricando i costi sui più deboli.

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#Nataleinsolvente 17-18 dicembre

nataleinsolvente

Natale è alle porte, scatta la  corsa ai regali, bisogna essere illuminati, abbagliare, apparire. E così  anche Santa Insolvenza scalpita, vuole promuovere azioni, apparire  all’interno di questa enorme luce fatta di felicità e regali.

Non è esattamente così. Santa Insolvenza guarda al Natale con un sguardo laterale, cercando di capire cosa stia succedendo in questo periodo di massimo consumo, in cui ci si dimentica di essere uomini e donne, per essere esclusivamente consumatori e consumatrici. Un Natale che coincide con un momento di  difficoltà economica estrema. Leggi tutto “#Nataleinsolvente 17-18 dicembre”

Comunicato presentato in conferenza stampa il 24/11/2011 “I luoghi per noi non sono un feticcio” + Prossime apparizioni + Santa Insolvenza invocata da scuole e fabbriche

L’esigenza che ci ha portato all’occupazione dell’ex Cinema Arcobaleno è a maggior ragione viva e forte dopo lo sgombero avvenuto martedì scorso. Per questo motivo abbiamo cominciato a rivederci negli spazi di Sala Borsa, ossia l’unico luogo, che prima dell’occupazione, avevamo individuato per costruire assemblee attraversate da centinaia di persone. Già durante l’occupazione abbiamo detto che eravamo disponibili ad aprire un dialogo con le istituzioni per trovare un luogo adatto al nostro progetto. Questa apertura l’abbiamo esplicitata più volte, senza mai trovare risposta.

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Risposta alle dichiarazioni di Alberto Ronchi

In seguito alle dichiarazioni dell’assessore Ronchi apparse sabato sul Resto del Carlino, l’assemblea di Santa Insolvenza ci tiene a rispondere con alcune precisazioni: innanzitutto ci ritroviamo a dover ribadire che l’esperienza di Santa Insolvenza non è assolutamente riducibile a quella di un collettivo o di un centro sociale.

Sono moltissime le realtà che stanno partecipando a questo movimento e tantissime sono le persone che non fanno parte di alcuna realtà organizzata. Santa Insolvenza è composta da persone di tutte le età e con vite differenti. Questo aspetto è stato da noi sottolineato a lungo e in più occasioni, ma evidentemente non c’è la volontà politica di tenerlo in considerazione.

Ci sembra inoltre doveroso difendere il collettivo Bartleby dagli attacchi che ha subìto, così come vogliamo sostenere tutte quelle realtà che a Bologna creano ricchezza culturale, sociale e politica. Santa Insolvenza vive anche della collaborazione attiva di questi spazi, pur non identificandosi con essi, e dunque ogni attacco rivolto verso di loro sarà considerato anche un attacco verso di noi.

Dichiarazioni come quelle dell’assessore Ronchi non riusciranno a spaventarci e disgregarci. Questo movimento è sopravvissuto allo sgombero e non smetterà di attraversare la città con nuove iniziative. La partecipazione di cui ha goduto e gode gli permetterà di continuare a restituire ricchezza alla collettività, come è stato per l’ex-cinema Arcobaleno.

Pertanto, Il ciclo di riappropriazione che è stato avviato non priva né privatizza: produce nuovi spazi comuni, quelli di cui la città ha bisogno per ospitare un percorso di discussione e confronto palesemente osteggiato da una giunta che, al contrario di noi, non sa intendere gli spazi della cultura se non all’interno della logica del profitto.

L’assemblea di Santa Insolvenza