#LottoMarzo Atto III: anche noi #AbbiamoUnPiano

VERSO L’AGORA’ DI GIOVEDI’ 29 IN VIA INDIPENDENZA 

Oggi Santa Insolvenza è apparsa a Palazzo d’Accursio, durante la conferenza di presentazione del Piano Strategico Metropolitano, per denunciare che chi si radunerà giovedì all’Arena del Sole, mentre parla di “partecipazione democratica” e della “possibilità occupazionale” che il progetto apporterebbe, recluta personale con contrattini co.co.pro part-time, di sei mesi, per poco più di 650 euro mensile, per non parlare della grande massa di forza-lavoro stagista reclutata direttamente da e dentro l’Alma Mater Studiorum, parte anch’essa del Comitato Promotore.

Insomma: il Comune, in linea con il governo, si fa promotore e produttore di precarietà. Per questo ha allestito nel cortile del palazzo comunale il Centro per
il Reddito, già portato davanti al centro per l’impiego e agli uffici del ministero del Lavoro nelle scorse settimane, per far conoscere, ancora una volta, il piano degli insolventi, che si chiama reddito di base incondizionato e che permetterebbe a tutte e tutti di sottrarsi al ricatto, smettere di accettare qualsiasi condizione di lavoro pur di sopravvivere, restituendo il diritto di scegliere lavoro, vita, cammino.

Santa Insolvenza tornerà, insieme ad altre realtà e campagne di mobilitazione attiva a Bologna, durante la presentazione del Piano Strategico Metropolitano, davati all’Arena del Sole, per una Agorà che dia voce a una divergente visione del futuro per Bologna, che parla di sciopero precario e reddito di base incondizionato, di rifiuto del debito, di una casa per tutt*, di beni comuni, di condivisione dei saperi, di libertà di movimento, di desideri senza confini.

Santa Insolvenza

> Il testo del volantino distribuito stamattina in Comune.

#LOTTOMARZO ATTO III
ANCHE NOI #ABBIAMOUNPIANO!

Lasciate che mi presenti. Sono Santa Insolvenza, protettrice delle
precarie e dei precari.
Forse ci siamo già conosciuti a ottobre, davanti a Banca d’Italia e
dentro gli uffici Unep, da dove partono i pignoramenti. Oppure in
corteo a Roma, o a novembre dentro il Cinema Arcobaleno, che per
cinque formidabili giorni è stato il mio Community Center. O forse a
dicembre abbiamo fatto la spesa assieme, quando la coop non ha voluto
farci lo sconto.
Se ci siamo conosciuti mi hai sentito sicuramente parlare del debito,
pubblico e privato, e del sacrosanto diritto di sottrarsi al ricatto e
rifiutarsi di pagarlo.
Ma c’è un altro ricatto che mi fa andare su tutte le furie: quello che
ci impedisce di scegliere. Di scegliere che lavoro fare e per quanto
tempo farlo, di scegliere di studiare senza lavorare o di lavorare
senza studiare. Di scegliere chi amare e con chi andare a letto, se
fare dei figli o no, se avere una famiglia, due, cento o nessuna. Di
scegliere la nostra strada nella vita. Insomma, di scegliere.
Prima si sono inventati il lavoro interinale, i co.co.co. e
co.co.pro., il finto lavoro autonomo, i contratti a chiamata, a
ritenuta d’acconto, a somministrazione.
Ci hanno abituato a credere che l’unico modo di campare fosse
accettare qualsiasi lavoro, qualsiasi contratto, qualsiasi
retribuzione, rinunciare a tutte le tutele, pur di sopravvivere. Ci
hanno abituato a credere che il lavoro fosse un valore assoluto per il
quale sacrificare il nostro tempo, i nostri affetti e, a volte, anche
la vita. Per le persone migranti avere un lavoro qualsiasi, anche il
più disumano, è addirittura condizione per avere il diritto di
esistere. Per loro non lavorare vuol dire perdere ogni diritto, finire
reclusi per mesi o anni nei Cie, essere deportati.
Ora sono arrivati i tecnici, quelli che sanno-come-si-fa, e si sono
accorti che chi non ha reddito né certezze non compra e non consuma,
girano pochi soldi e i ricchi guadagnano di meno. Toh! Bisogna fare
qualcosa, dicono i tecnici. Una bella riforma del mercato del lavoro.
Vogliono imporci uno scambio: contratti a tempo lungo, come quello di
apprendistato per chi ha meno di 29 anni, in cambio della rinuncia a
quisquiglie come una bella fetta di stipendio, l’indennità di malattia
o la tutela dal licenziamento senza giusta causa (art. 18).
E chi ha più di 29 anni?! Già ora fatica a trovare anche ai lavori
semischiavistici che occupano molti ventenni: con l’apprendistato
“prevalente” si troverebbe ancor più tagliata fuori dal mercato del
lavoro.
I Tecnici vogliono anche farci credere che se si tolgono dei diritti
ai lavoratori “garantiti”, i precari ci guadagneranno. Ma quando mai!
Qualsiasi arretramento sul piano delle tutele sul lavoro è una
fregatura per tutti/e.
Un altra interessante novità riguarda il sussidio di disoccupazione
(meno universalistico d’Europa) che verrebbe sostituito con
l’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) che sostanzialmente
ripropone gli stessi limiti lasciando ancora una volta i miei devoti
più affezionati con le chiappe in terra, ovvero tutta quella la
fitta selva di lavoratori atipici, intermittenti, precari (co.co.pro,
associati in partecipazione, co.co.statali, dottorandi e assegnisti di
ricerca, venditori porta a porta, “collaboratori” e occasionali,
insomma tutti quei lavoratori subordinati di fatto ma non di norma…) e
naturalmente la miriade delle partite IVA . Ma c’è di più, pare che il
sussidio sarà erogato da un’agenzia privata che contemporaneamente
sarà incaricata di cercarti un lavoro: se non accetti il posto che ti
propongono, ti tolgono il sussidio. E siccome pare che a finanziarlo
sarà lo Stato ma in parte anche l’agenzia di tasca sua, potete
immaginarvi quanto interesse avrà l’agenzia a farvi fare il prima
possibile il primo lavoro di merda che capita.
Insomma, io non voglio fare la Santa degli insolventi per tutta la
vita. Il mio sogno è fare la dj o la giornalista, ma anche suonare il
basso o riparare le biclette mi piacerebbe. Non sogno il posto fisso.
Sogno di poter scegliere, e di non essere più sotto ricatto.
La via d’uscita dalla precarietà non è trasfigurare in un sogno la
forma lavoro che ha incatenato la generazione precedente, e che
tutt’ora incatena molti/e, che anno dopo anno sospirano la pensione.
L’unica strada è riconquistare in prima persona la facoltà di
autodeterminare le nostre scelte, riprenderci l’accesso universale ai
servizi fondamentali, ai beni comuni, e reclamare un reddito
incondizionato slegato dal lavoro: settecento euro al mese per
tutti/e, cioè quanto basta per superare la soglia di povertà calcolata
dall’Istat.
Ciò non significa che nessuno lavorerebbe più, ma soltanto che ci
sarebbero meno persone disposte ad accettare lavori faticosi,
alienanti e malpagati. Allora l’alternativa per le imprese sarebbe o
pagarli meglio, o trovare soluzioni tecniche alternative. Non è
un’utopia, ma qualcosa che esiste già in molti paesi europei.
Sempre quelli che sanno-come-si-fa dicono che non ci sono i soldi:
mentono sapendo di mentire, e intanto comprano novanta caccia F35 e
insistono sulla TAV, oppure rincarando la dose dicono che il
problema non sono tanto i soldi quanto la fannullaggine degli
italiani che con un reddito incondizionato profittando del sole, della
pasta e del pomodoro che il nostro bel paese ci offre si siederebbero
in tavola a mangiare ed oziare tutto il dì.
Bene per difendere le miei cari devoti da queste squallide accuse
giorni fa quando la Ministra in persona venne in visita nella mia
città ho offerto io ai precari e alle precarie bolognesi un bel piatto
di pasta al pomodoro, vi ricordate era il 12 Marzo, #occupywelfare
scrissi sull’invito a pranzo.
E ora mi chiederete cosa ci faccio nel cortile del Palazzo D’Accursio?
Se mi riservate ancora un secondo del vostro tempo (ahimè non proprio
più così vostro ormai) ve lo spiego.
Sempre nella mia bella città il 29 marzo all’Arena del sole si
svolgerà il primo Forum del Piano Strategico Metropolitano, che come
la maggior parte delle belle parolone risuona di fregatura , e
infatti è una specie di percorso promosso da Comune, Provincia di
Bologna e Regione Emilia-Romagna al quale hanno già aderito
Unindustria, Legacoop, l’Università di Bologna, la Camera di
Commercio, l’Ascom, la Cna, Confcooperative e si attende anche
l’arrivo di altre associazioni di categoria, come l’Ance dei
costruttori edili, nonchè di Cgil, Cisl e Uil, insomma la creme della
creme della mia cara Bologna. Tutti insieme allegramente per
pianificare i prossimi anni in tema di lavoro, ambiente, urbanistica,
welfare, mobilità, cultura, conoscenza.
Insomma durante la giornata del 29 vedrò la mia città invasa da fiumi
di retorica, supportati dall’assicurazione che al percorso possono
partecipare tutti ma proprio tutti, iscrivendosi ai “tavoli
progettuali” e seguendone le regole (decise da chi?). Bene. Ma secondo
voi Santa Insolvenza crede davvero che precari, disoccupati, migranti
o studenti potranno influenzare i succosi disegni di politicanti e
potentati economici? No, sono troppo furba e saggia per cascarci,
infatti spinta dalla convinzione invece che in questo gioco ai miei
piu car@ devot@ sia stato riservato un altro ruolo sono andata un po’
meglio a ficcare il naso in questa faccenda.
Così ho scoperto che al posto della tanto decantata “partecipazione
democratica” e della “possibilità occupazionale” che il progetto
apporterebbe , i piani di chi si raduna all’Arena del Sole sono ben
altri, dando un’occhiata ai bandi per il reclutamento di personale
del Piano Strategico ho infatti scoperto contrattini co.co.pro
part-time, di sei mesi, per poco più di 650 euro mensile, per non
parlare della grande massa di forza-lavoro stagista reclutata
direttamente da e dentro l’Alma Mater Studiorum, naturalmente parte
anch’essa del Comitato Promotore. Ma quale occupazione e
partecipazione il buon Comune bolognese che qui ha sede, in linea con
i vari Monti e Fornero che si radunano nei Palazzi romani, si fa
promotore e produttore di Precarietà.
Non potevo fare altro che venire qui con il mio Centro per il Reddito
a svelare le ramanzine di chi amministra la mia Bologna e a far
conoscere, ancora una volta, il piano dei miei devoti,
che si chiama reddito incondizionato e che permetterebbe a tutt@ di
sottrarsi al ricatto, smettere di
accettare qualsiasi condizione di lavoro pur di sopravvivere,
restituendo il diritto di scegliere lavoro, vita, cammino.

Con questo vi saluto e vi aspetto tutte e tutti Giovedì 29 Marzo
davanti all’Arena del Sole, allestirò una bella agorà all’aperto!

NOI CI PRENDIAMO IL SOLE VOI TENETEVI L’ARENA

Santa Insolvenza

verso lo sciopero precario