Anche noi #AbbiamoUnPiano: la nostra visione del futuro davanti all’Arena del sole

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Mentre la supposta “Bologna che conta” si radunava, in un tripudio di auto blu, all’Arena del Sole per la conferenza di presentazione del Piano Strategico Metropolitano, davanti all’ingresso del teatro prendeva forma l’Agorà promossa da Santa Insolvenza insieme agli Inquilini resistenti, al comitato No People Mover, a Piazza Educativa, i Cineasti Arcobaleno, il Comitato NoDebito e altre campagne di mobilitazione e realtà culturali. In contrapposizione ai tavoli di lavoro che si svolgevano nel chiuso dell’arena, sotto uno splendido sole abbiamo aperto i tavoli del reddito di base, dello sciopero precario, del welfare, dell’autogestione, della casa, dei saperi, dei beni comuni, della mobilità sostenibile: insomma, anche noi #AbbiamoUnPiano! Via Indipendenza si è riempita dei colori e della vitalità di una visione del futuro divergente, e ai rumori del traffico si è sostituita la musica della jam session improvvisata da
quattro musicisti. A mezzogiorno è stata occupata mezza carreggiata, per consentire alla Brigata Cucinieri della Cirenaica di offrire a tutti pasta, pomodoro e “pesto duro”: buonissima, alla faccia della ministra Fornero secondo cui di fronte a un reddito minimo “voi non fate nulla per il paese, vi sedete e mangiate pasta e pomodoro”.

Di seguito il testo del volantino diffuso durante l’agorà
Anche noi
#Abbiamo un Piano!

Bologna, in questi anni, si è sempre di più trasformata in una città gestita e pensata per persone “benestanti” e “benpensanti”: è stata molte volte autoritaria e forte coi deboli, e timida e ossequiante coi potenti. La città è sempre più subordinata agli interessi dei poteri forti, locali e globali, e sempre più configurata ai modi di vivere delle “persone influenti”.

I potentati economici si sono impadroniti di Bologna pezzo per pezzo. E’ colpa loro se non si trovano case in affitto a costi affrontabili, se i prezzi sono altissimi, se ogni spazio è stato commercializzato, se ci sono zone intoccabili, se si è di nuovo prodotta una selezione sulla base della condizione sociale.

Loro si occupano delle metrature, delle tonnellate di cemento, delle grandi opere inutili attorno cui fare girare soldi. A noi interessano le persone e i loro bisogni. Noi vogliamo allargare i diritti, non le cubature dei fabbricati. Siamo a rivendicare reddito e ci battiamo per il diritto alla casa, per un’edilizia sociale e popolare.

Abbiamo aperto e continueremo ad aprire spazi di incontro e socialità per i giovani, contro l’abbandono delle periferie, contro la speculazione urbanistica e immobiliare, contro la privatizzazione dei beni comuni (acqua, energia, servizi alle persone), contro le speculazioni dei “poteri forti”, per la difesa della scuola pubblica, contro le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche nella vita delle persone, per una cultura alla portata di tutti, contro la paura e la solitudine.

La crisi non smette di mordere, e Bologna non è certo un’isola felice. Quattro anni fa si è rotto il giocattolo della finanza globale, e i cocci li stiamo pagando noi. In quattro anni siamo diventati più poveri, più indebitati, più impauriti dal futuro, più disoccupati, più precari. E a proposito di piani e strategie: in questi giorni prende forma definitiva la riforma Fornero, con cui i tecnici al governo vogliono farci credere di lottare contro la precarietà. Come? Allungando i contratti, ma accorciando le tutele e facilitando i licenziamenti. Sostituendo il sussidio di disoccupazione meno universalistico d’europa con un’assicurazione sociale che sostanzialmente ripropone gli stessi limiti. Noi abbiamo un nostro piano, si chiama reddito di base incondizionato e ci permetterebbe di sottrarci al ricatto, smettere di accettare qualsiasi condizione di lavoro pur di sopravvivere, restituendoci il diritto di scegliere lavoro, vita, cammino. E chi si raduna all’Arena del Sole che piani ha a riguardo? Non è dato saperlo, ma sospettiamo che non siano dei migliori da quando abbiamo visto i bandi per il reclutamento di personale per il comitato promotore del Piano Strategico: contrattini part-time, di sei mesi, per poco più di 650 euro mensile. Cominciamo bene.

Intendiamo promuovere l’apertura di sportelli di informazione, consulenza e assistenza tecnica per persone in difficoltà alle prese con problemi di precarietà lavorativa, debito, mutuo e/o affitto di una abitazione. Intendiamo lavorare per l’abbassamento delle tariffe per i servizi erogati dalle aziende a partecipazione pubblica (Hera, ATC, ecc.), degli asili e delle rette delle refezioni scolastiche, per tutte le persone in situazione di precarietà lavorativa, di disoccupazione e di perdita del posto di lavoro.

Per dare risposte all’emergenza casa presente in città, per noi va privilegiata, in primo luogo, l’edilizia sociale (alloggi per l’affitto, strutture di residenza collettiva per lavoratori e studenti, alberghi popolari), ma prima di costruire qualcosa di nuovo va recuperato il patrimonio abitativo pubblico inutilizzato e da ristrutturare. La partita delle aree militari dismesse va gestita per sostenere servizi di pubblica utilità, servizi scolastici, spazi di aggregazione sociale e culturale, superfici di verde attrezzato. Non c’è più bisogno di edilizia residenziale di lusso, di centri commerciali e di mega-aree shopping. Stop al consumo di territorio. Noi siamo per il recupero delle aree agricole comunali per l’incremento delle attività ortive autogestite.

Bologna, come le altre città italiane, è assediata da milioni di autoveicoli, con problemi di congestione e paralisi del traffico, inquinamento atmosferico e acustico. A Bologna il 73,3% degli spostamenti riguarda una distanza inferiore ai 10 km. E’ necessario iniziare un percorso di riconversione dei sistemi di trasporto.
E’ necessario e urgente: pedonalizzare il centro storico limitando in maniera definitiva il traffico privato; completare il Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM) e non realizzare l’inutile Peole Mover; realizzare una integrazione tariffaria fra i diversi sistemi di trasporto pubblico metropolitano (biglietto Unico) insieme ad agevolazioni per il trasporto sui treni regionali; promuovere la mobilità ciclistica; realizzare percorsi ciclo-pedonali liberi da barriere architettoniche.

Va sviluppata una strategia per “RIFIUTI ZERO” che significa: ridurre la produzione dei rifiuti; riorganizzare il ciclo della distribuzione e del consumo; sviluppare al massimo la raccolta differenziata; recuperare i materiali riciclabili con l’obiettivo di condizionare la produzione limitando gli imballaggi superflui e riducendo drasticamente i prodotti “usa e getta”; no alla filiera dell’incenerimento, rappresentata non solo da inceneritori “dedicati”, come il “nostro” di via del Frullo, ma anche da impianti di “trattamento termico” come i “gassificatori”.

#Abbiamounpiano