Natale è alle porte, scatta la corsa ai regali, bisogna essere illuminati, abbagliare, apparire. E così anche Santa Insolvenza scalpita, vuole promuovere azioni, apparire all’interno di questa enorme luce fatta di felicità e regali.
Non è esattamente così. Santa Insolvenza guarda al Natale con un sguardo laterale, cercando di capire cosa stia succedendo in questo periodo di massimo consumo, in cui ci si dimentica di essere uomini e donne, per essere esclusivamente consumatori e consumatrici. Un Natale che coincide con un momento di difficoltà economica estrema.
Assistiamo infatti ad una contraddizione tra il consumo estremo a cui siamo chiamati e la possibilità effettiva di consumare. Assistiamo anche ad un imposizione nei costumi: è nel consumo che bisogna vivere il Natale, è coi regali che bisogna connotare il nostro stile di vita.
Il motivo di ciò rientra nelle radici della nostra società: non farsi trovare preparati al Natale non è carino, è maleducazione, non si fa.
E’ per questo motivo che saremo chiamati a fare dei regali, saremo chiamati a fare delle grandi cene, ad apparire in ordine e benvestiti, con il servizio da tavola delle grandi occasioni, con il giusto taglio di capelli.
E se questo non avviene, si compie un attentato alla salute economica del nostro santissimo paese.
Ed è proprio per questo santissimo paese che il governo Monti ha impostato una manovra economica basata sul senso di colpa: è responsabilità di tutti aprire i portafogli, far girare l’economia, per il bene del paese, per pagare il debito.
Ma, scusate, esattamente, perché dovremmo sacrificarci? Di cos’è che siamo colpevoli?
Sono anni che sentiamo parlare di sacrifici, anni che siamo chiamati a pagare per i debiti che altri hanno contratto.
Per noi “non ci rappresenta nessuno” non è uno slogan, ma una realtà. “Non ci rappresenta nessuno” vuol dire che chiunque sieda nei seggi del parlamento, nelle Giunte Comunali, altro non farà che imporre sacrifici.
Come se non dovessimo fare i conti col gennaio che arriva e con l’anno nuovo ormai alle porte. Col 2012 ad un un tasso di disoccupazione crescente e ad una precarietà dilagante si aggiungerà la fine della casseintegrazione. Nonostante gli abbagli del Natale, è possibile vedere già da ora una condizione povertà che diventa sempre più generale.
Scopriamo quindi che un italiano su tre si indebiterà per far fronte alle spese natalizie.
E’ proprio per mettere in evidenza queste contraddizioni che Santa Insolvenza rinnova le sue apparizioni ed è per questo motivo che stiamo costruendo un diritto all’insolvenza.
Il nostro sarà un #nataleinsolvente, ma non per questo si tratterà di un Natale triste, solitario. Nel Natale che stiamo costruendo l’insolvenza è festa, perché da una condizione di solitudine trasformeremo l’insolvenza in una pratica collettiva.
L’insolvenza non è una colpa, bensì una pratica di liberazione, che consiste nell’aprire spazi chiusi e trasformarli in spazi di partecipazione e decisione politica; nel costruire campagne di autoriduzione delle bollette; nella lotta contro gli sfratti; nel non pagare l’iva, che il governo Monti ha ulteriormente aumentato proprio sotto le feste natalizie del 23%.
Una pratica di liberazione che si traduce nel diritto al godimento delle feste e che si scontra frontalmente contro una crisi economica a cui le istituzioni non possono e non vogliono trovare una via d’uscita.
Continuiamo su questa strada:
– Il 17 dicembre, alle 15:30 ci ritroveremo in piazza del Nettuno a riempire l’albero di Natale coi nostri messaggi per poi diffonderli nelle vie e nei negozi del Centro
– Il 18 dicembre l’insolvenza torna a essere una pratica, da portare avanti tutti insieme, senza alcun senso di colpa.